Mezz'elfo nato da rapporto proibito all'interno di piccola comunità elfica. Viene quindi affidato a chiesa di Oghma quando ancora in fasce.
Viene cresciuto nel tempio a pane e libri. Decide di prendere una via più "avventurosa" rispetto a quella del semplice accolito, Spende diversi anni a studiare e ad accompagnare spedizioni esterne in qualità di guardia armata, arrivando con gli anni a raggiungere la qualifica di paladino di Oghma.
Rimane comunque nel tempio per la stragrande maggioranza del tempo, sviluppando molto poco capacità sociali "normali".
Nell'ultima spedizione il gruppo si spinge "troppo oltre" nella ricerca della conoscenza, entrando in fine in contatto con antico artefatto affine a Gibbeth, Antico-Stella del Reame Lontano. Unico sopravvissuto è Lothar, la cui mente è però stata toccata dal potente essere di follia.
Viaggia ora in cerca di una "cura" e informazioni su Gibbeth, cercando in ogni biblioteca, sia essa nella civiltà o abbandonata da secoli.
Storia:
Il mezz'elfo nacque da rapporto un proibito con un umano all'interno di piccola comunità elfica nell'Aglarond. Come molti altri prima di lui, il suo fato venne consegnato nelle mani di un luogo sacro.
Il tempio a cui fu affidato è una grande struttura clericale devota ad Oghma, dio della conoscenza, nei pressi di Veltalar, la capitale della regione.
Come tutti i templi di Oghma, la casa di Lothar ospitava una quantità enorme di sapere, conoscenza e tomi e il giovane mezz'elfo venne cresciuto a pane, disciplina e libri.
E' solo all'età di 20 anni che prese la decisione di seguire una via più dinamica rispetto a quella del semplice scriba, iniziando così a partecipare a spedizioni esterne di ricerca. Spese diversi anni a studiare e viaggiare imparando molto velocemente, diventando a 24 anni paladino di Oghma.
Passò così diversi anni diviso tra viaggi e reclusione monastica, fino a che il tempio non commise un grave errore di valutazione.
Organizzò un ultima spedizione nella quale il gruppo si spinse troppo oltre, accedendo segretamente a rovine di una civiltà non identificata in territorio Thayan.
Lothar riesce a ricordare in maniera precisa solo le prime ore all'interno di quel luogo, ovvero sino alla scoperta dell'altare e dell' Antico Tomo sopra di esso.
Non riuscì a fare a meno di aprirlo.
Lo chiamava, chiamava tutti i presenti, ma Lothar fu il più veloce.
Le parole scritte in quel libro riversarono nella sua mente segreti troppo grandi per un solo uomo e comprensibili solo in una minima parte. Avvertì brevemente, ma intensamente, un potente legame con un' entità esterna, una Stella Verde (Gibbeth).
La follia si impadronì dello studioso corazzato e non mollò la presa per diverse settimane.
Il mezz'elfo riprese gradualmente la lucidità nel corso del tempo, ospitato in una camera apposita all'interno del tempio nel Veltalar. Non appena in forze, si rese conto che nessuno dei saggi era in grado di spiegare chi o cosa avesse scritto il libro, o come poterlo aprire senza rischiare di cedere alla pazzia.
Decise quindi di partire.
Convinse il tempio a lasciare il piccolo tomo di follia nelle sue mani, promettendo in cambio protezione e ricerca della verità.
Quel giorno nelle rovine lasciarono tre cose ben radicate a Lothar: Un richiamo irrefrenabile per le conoscenze perdute della Stella, delle nuove e sconosciute capacità arcane e una follia subdola, ma percepibile, pronta a riprendere il sopravvento.
Aspetto:
Lineamenti piacevoli, capelli neri lunghi alle spalle e volto sempre in ordine.
Corporatura più muscolosa di quanto si ci aspetterebbe da un mezz'elfo.
Lo sguardo è attento, l'espressione normalmente seria, il portamento composto.
La voce è profonda, il linguaggio forbito e la dizione perfetta.
Indossa abiti semplici e comodi, al collo è sempre visibile un medaglione con il simbolo di Oghma e alla cinta un grosso libro, sul quale spesso è intento a prendere appunti.
Sulle spalle porta uno zaino molto voluminoso, disordinato, dal quale spuntano rotoli di pergamena, pezzi di armatura, alcuni giavellotti e una lunga e robusta picca.
Carattere:
I comportamenti sono estremamente disciplinati, cosa che si coglie immediatamente dal portamento composto e maniere codificate dall'educazione.
La parlata è fluente e il modo di ragionare dietro di essa è logico e spesso stringente.
La cosa a cui tiene di più è la ricerca della verità, della conoscenza e la protezione di quest' ultima.
I suoi averi più cari sono i diversi tomi che porta con se: due libri, uno più grande e l'altro più piccolo nei quali appunta qualsiasi cosa, e il piccolo tomo proibito di Gibbeth, che custodisce gelosamente.
Non ama mentire e l'unico motivo per cui potrebbe farlo è per proteggere la conoscenza, se stesso o i compagni.
Ha un profondo rispetto per bardi, studiosi e divulgatori di nozioni in generale.
La mente di Lothar era metodica, con poco spazio per i sentimenti. Oggi quel poco spazio disponibile è stato conquistato dal seme della follia.
Periodicamente è tormentato da visioni visive ed uditive. La difficoltà che prova nel riconoscere il reale dall' immaginario varia con le giornate e tal volta è possibile che confonda le due cose.
Non ha dimestichezza con le nuove capacità da Warlock e esplorerà quel lato di se stesso con cautela, paura e un velo di vergogna.